Il tedesco in prima media un diktat? Quando mai…

Comunicato stampa — 30.03.2023

GLRT stigmatizza il comportamento di alcuni docenti del Liceo di Lugano in merito all'approvazione del Gran Consiglio della mozione e della petizione promosse dai Giovani Liberali Radicali Ticinesi che chiedevano il potenziamento dell’insegnamento della lingua tedesca nelle scuole ticinesi. Più armonia e meno polemica: il tedesco in prima media è una prima misura che permette di migliorare la coesione nazionale, oltre che essere uno strumento utile nel bagaglio dei giovani in un contesto lavorativo, formativo e di studi come quello svizzero.

Innanzitutto, occorre chiedersi come può una decisione parlamentare essere un diktat. Tale affermazione è grave e irrispettosa se espressa da chi dovrebbe essere un punto di riferimento per i giovani e promuovere la democrazia nelle scuole! O forse urge anticipare e potenziare anche l’insegnamento della civica?

Secondariamente, la decisione del Parlamento dello scorso 13 marzo non ha nulla a vedere con un diktat: la proposta nasce da una mozione del 2017 a cui sono seguiti cinque anni di discussioni, tra cui il coinvolgimento della popolazione e 4’305 firme a sostegno della richiesta. Semmai, chi non ha rispettato la democrazia è il DECS che sin dall’inizio ha alzato le barricate alla proposta dicendo che “sa po’ mia”. Ma è davvero così tanto difficile in Ticino poter cambiare in meglio le cose? GLRT ha proposto un principio, quello di anticipare e potenziare il tedesco nelle scuole ticinesi, e il Parlamento ha votato - a maggioranza - su questo principio politico. Un processo assolutamente democratico! In Ticino purtroppo c’è un brutto vizio: non si sanno accettare le decisioni democratiche e, ancor peggio, le sconfitte in votazione.

Mentre in Ticino si concentrano le proprie energie a litigare e ad accusare chi vuole proporre un cambiamento, in altri Cantoni, come ad esempio il Canton Vaud, addirittura si pensa di inserire lo svizzero tedesco nelle griglie orarie (una proposta per altro avanzata dalla sinistra!), con l‘intento di favorire una maggiore coesione nazionale e di garantire un miglior inserimento nel mondo del lavoro. In Ticino dovremmo unicamente prenderne esempio: più armonia e innovazione, meno paternali e scenate da bar. Perché in Ticino è sempre così difficile cambiare (in meglio) le cose? Certo, è sempre meglio privilegiare lo status quo.

Occorre quindi cambiare approccio nei confronti della scuola ticinese: i tempi sono cambiati, è cambiata la società e pertanto è necessario capire come meglio equipaggiare i giovani di strumenti che permettono loro di vivere, studiare e lavorare in un Cantone e in una Nazione all’altezza dei loro progetti. I giovani meritano una visione di questo tipo e non certamente disfattista di chi non ha nemmeno l'intenzione di collaborare per migliorare la formazione delle giovani generazioni.